Dossier ASP: dietro gli annunci le (s)vendite

Nella conferenza stampa di giovedì 7 maggio, dall’assessore Rizzo Nervo, dell’amministratore unico di ASP Borghi e della direttrice generale Scoccati abbiamo appreso che “ASP conta di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2016, mentre il disavanzo del 2015 è dimezzato: da 1,3 milioni di euro a 700.000. Il tutto grazie soprattutto ai risparmi dovuti alla fusione“.

E’ ormai diversi giorni che stiamo setacciando il sito di ASP per cercare la nuova fantomatica versione del “piano di rientro”, che, secondo il comunicato stampa di ASP, “è stato approvato dall’Assemblea dei soci di ASP durante la seduta del 29 aprile scorso“, ma che purtroppo non si trova pubblicata da nessuna parte (sempre alla faccia dell’amministrazione trasparente).

Per avere qualche indicazione, non possiamo far altro che affidarci al powerpoint con le 5 slides proposte ai giornalisti, da cui apprendiamo entità ed efficacia dei risparmi di fusione sul bilancio.
Viste le parole di assessore, amministratore unico e direttrice, ci si aspetterebbe quindi che nella vecchia versione del bilancio i compensi per i 3 CDA e i 3 Direttori fossero ancora presenti tra i costi e che ora, grazie a questo intervento siano stati sostituiti dai nuovi e più limitati compensi.

Purtroppo non è così: se infatti si va a scorrere il file del Bilancio Triennale Preventivo 2015-2017, si può notare ad esempio come alla riga 192 compaiano già tra i costi per organi Istituzionali, i COMPENSI, ONERI E COSTI PER AMMINISTRATORE UNICO e che sono già pari a 43.028,24 € (in conferenza hanno detto 36.000 €, cioé il 20% in meno, ma non sottilizziamo…).
E la stessa cosa vale anche per i tagli alle tre direzioni generali, mentre su quelli agli stipendi dei dirigenti si va sulla fiducia, visto che nelle slides non si parla né di percentuali né di cifre e ovviamente non è stato presentato nessun documento a riguardo.

Ma la cosa più importante da tenere a mente è che nel bilancio previsionale triennali tutti quei tagli ai costi annunciati trionfalmente nelle slides come novità dell’ultimo momento ERANO GIA’ CONTEGGIATI e quindi non possono concorrere minimamente all’obiettivo del “dimezzamento del disavanzo”, che ricordiamo tuttora essere di -1.355.775,62 € (e solo per la vendita del famoso immobile da 1.000.000 €) destinato a salire a -2.461.174,04 € il prossimo anno e a -2.566.835,95 € nel 2017.

Il tutto confermato da una delle slides di propaganda mostrate alle/i lavoratrici/ori del Servizio Sociale Territoriale nella prima tappa del “tour promozionale” dell’A.C. (feat. ASP) nei quartieri (qui il link per saperne di più).

slide_bilancio_previsionale_2015Come si fa quindi ad annunciare l’ennesimo virtuoso risparmio (che porta il rosso da -1.300.000 € a -700.000 €)?
Semplice: prima si annunciano le virtù, poi (come sempre) SI VENDE.
O almeno ci si prova (per l’ennesima volta).
Alleghiamo a tal proposito la deliberazione n.1 dell’assemblea dei soci del 30/03/2015 che prevede una nuova infornata di vendite di immobili e terreni.Alla faccia dell'”Affitto totale del patrimonio agrario” (slide n.3), in questo momento di mobilitazione i fari si sono accesi e c’è bisogno di fare maquillage urgente al bilancio e si fa (di corsa) quello che, poco più di un anno fa, lo stesso amministratore unico aveva negato di voler sistematicamente fare in quest’intervista:
– Bisognerà vendere qualche “gioiello di famiglia”?
– Farò di tutto perché non accada, se qualcosa sarà alienato, questo dovrà avvenire in modo straordinario e non ripetibile. Il mio impegno è che la sostenibilità finanziaria si raggiunga senza che ciò accada.

Sempre nella deliberazione si legge che i fabbricati rurali hanno esaurito la propria originale valenza economica […] risultano in più casi inagibili e/o inutilizzabili […] le alienazioni delle porzioni di terreno o dei poderi non svalorizzano la residua proprietà dell’Ente e, considerata la posizione e le condizioni in cui si trovano i fabbricati, tale cessione può ritenersi vantaggiosa.

Per curiosità, siamo andati a cercare indicazioni su alcune di queste proprietà (che immaginavamo essere catapecchie in pericolo imminente di crollo in mezzo al nulla) e questo è quanto risulta dalle basi d’asta che siamo riusciti a trovare:

  • Podere “Di Sotto” S. Giorgio di Piano: 55.000 €
  • Appartamento via Bentivogli Bologna: 77.130 €
  • Terreni Argelato: 66.600 €
  • Fondo “Predio Donzone” Budrio: 315.000 €
  • Fondo “Mascellaro” S. Giovanni in Persiceto: 311.000 €
  • Fondo Corniolo: 405.000 €
  • Appartamento via Treves Bologna: 146.700 €
Solo con questi siamo a 1.376.430 € di (ovviamente straordinarie e irripetibili) alienazioni (e tenendo conto che ne mancano diverse all’appello).
Ma che bisogno c’è di vendere nuovo patrimonio immobiliare, vista l’enorme efficacia annunciata del (tuttora ignoto) piano di rientro?
Il fatto è che, sempre alla faccia delle “alienazioni straordinarie e non ripetibili”, è da anni che, per far cassa, ASP cerca di vendere queste (ed altre) proprietà:
E il problema è che il giochino NON FUNZIONA (o almeno non funziona più, in tempi di crisi).
Le aste vanno infatti sistematicamente deserte: guardate come esempio questo verbale di apertura buste del 30 settembre 2014:

www.aspbologna.it/files/verbale_apertura_buste.pdf

Quindi: il bilancio continua ad essere in rosso e, al netto degli annunci (impossibili tra l’altro da verificare in assenza di documenti presentati), l’unica forma di “rientro dal debito” è reiterare vendite di immobili continuano ad andare deserte e a fallire.
Almeno fino ad oggi.

La difficoltà a reperire risorse per chiudere o almeno mitigare il buco storico spiega a nostro avviso la volontà (ormai divenuta assoluta necessità) di trovare nuove fonti di risparmio.

Dove?
Ce lo dicono le ultime slides: attraverso la “razionalizzazione dei processi produttivi, la ricontrattazione affidamenti e incarichi, la riorganizzazione degli interventi“.
E visto che al di là di slogan, slides e propaganda, le istituzioni e le aziende si giudicano da bilanci e contratti, che cosa significhi tutto questo nella pratica ce lo inizia a svelare il contratto integrativo ASP pubblicato il 12 maggio:

– a pagina 5 si trovano le indennità di disagio, che valgono però solo per due ultraspecifiche categorie: responsabile U.O. Protezioni Internazionale (ben 5 € al giorno) e autisti (addirittura 1 € al giorno).

– allo stesso modo le indennità di rischio, solo per operatori sanitari e addetti alla manutenzione.
Quindi nulla per assitenti sociali, sportellisti, amministrativi (cioé tutti coloro che il Comune vuole spedire in ASP).
A meno di non prendere una bella cazzuola in mano (magari in nome della flessibilità)…

– per quanto riguarda invece le Indennità di Particolare Responsabilità (i cosiddetti IPR), attualmente molto utilizzati in Comune nell’ambito dei Servizi Sociali per coprire tutte quelle situazioni estreme che le/i lavoratrici/ori si trovano ad affrontare nel loro difficile lavoro quotidiano con anziani non autosufficienti, disabili, giovani e famiglie disagiate, tossicodipendenti, l’ASP le concede solo a poche e ben selezionate categorie (ultime 2 pagine del contratto integrativo) per un totale di circa 40 unità di personale su oltre 500 dipendenti, pari a meno del 7% dei dipendenti totali.

Insomma, dati e contratti alla mano, possiamo dire chiaramente che con il passaggio dal Comune ad ASP delle/i lavoratrici/ori del Servizio Sociale (e con il conseguente passaggio al nuovo contratto integrativo), si vuole far automaticamente decadere (o come è detto nei bilanci ASP “omogeneizzare”) anche l’attuale situazione contrattuale, che invece è frutto di vari accordi con l’A.C., facendo ricadere sui salari delle/i lavoratrici/ori l’assoluta necessità di chiudere il milionario buco dell’ASP.
D’altronde i piani di rientro mica si fanno sulle belle parole, ma, come diceva il grande Petrolini:

Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri.
Hanno poco, ma sono in tanti.

Secondo tutto quanto già abbondantemente descritto qui.

PS: e per gli ultimi irriducibili che (ancora) nutrono speranze sulle magnifiche sorti e progressive del sistema ASP, dopo i casi di Piacenza, Vignola, Fidenza guardate cosa succede a Ferrara in questi giorni:
Asp, lettere choc sulle perdite: “Azienda a rischio di continuità”
Tra le misure urgenti, dismettere il patrimonio per arginare i debiti e il rischio che molti lavoratori debbano restituire parte dei soldi percepiti in questi anni